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06 marzo 2021

DIARI DI GUERRA “Avalanche vista da Montecorvino Rovella” PARTE I



8 settembre 1943. E’ sera. La mia notte a Montecorvino è tormentata. Tutti abbiamo il sentore che qualcosa stia per accadere, qualcosa di grande, ma non sappiamo esattamente cosa. C’è un gran fermento tra i tedeschi, soprattutto a San Martino dove ormai da diversi giorni stazionano sotto gli uliveti, coperti da teli mimetici, carri armati e molti altri mezzi militari.
Nei giorni scorsi i tedeschi si sono spostati con i mezzi su e giù tra Pugliano e Olevano sul Tusciano. Abbiamo visto anche dei prigionieri russi, erano addetti alle operazioni più pesanti. E’ una piccola parte della sedicesima divisione corazzata “Herman Goering”.
Oggi sono molto nervosi i tedeschi. Al comando a San Martino pareva che ci fosse un gran via vai.
Nel pomeriggio dalla radio del bar in piazza abbiamo sentito che è stato firmato l’armistizio con gli anglo americani. Per poco non impazzivamo di gioia, abbiamo creduto che la guerra fosse finita. Ma non è così. Ci siamo solo arresi, o meglio, il nuovo governo ci ha fatto arrendere senza combattere. Ora abbiamo molta paura dei soldati tedeschi, che fino ad ora sono stati molto cortesi con noi. Tutti ci chiediamo cosa ci accadrà adesso. Fino ad oggi pomeriggio erano nostri alleati, ed ora? Subito dopo l’annuncio alla radio, qualcuno si è recato al comando italiano a San Pietro, comandato dal Generale di Brigata Rossi, per avere notizie. Un soldato ha risposto che non si sapeva niente. Non hanno ricevuto nessun ordine e, addirittura, pare che il re abbia lasciato Roma. Poveri noi e poveri soldati nostri! Che accadrà alla 222esima divisione schierata sulle nostre coste!
Decido di andare a letto a dormire, è tardi adesso è passata la mezzanotte! Dormo solo poche ore e mi sveglio di soprassalto. Sono le 3.00 del mattino, dannazione, cos’è questo fortissimo brusio che si sente fuori di casa. Appena apro la finestra vedo moltissime persone correre in direzione del belvedere del viale dei cappuccini, allora decido di andare anch’io e, appena giungo assieme agli altri, davanti a me uno spettacolo mai visto prima. Il cielo è completamente illuminato da enormi bengala a grappoli che scendono lentamente dal cielo attaccati a piccoli paracaduti. Li seguiamo con lo sguardo come incantati, finché non ci appare il mare ricoperto da decine e decine di navi da guerra. Mai visto o immaginato una cosa simile. Ma quante sono!
Restiamo tutti incantati, noi incoscienti e inconsapevoli che ciò che stavamo vedendo era l’invasione anglo americana dell’Italia.
Passano pochi minuti e quello spettacolo di luce e navi si trasforma in guerra. Da lontano si sentono i colpi dei tedeschi che colpiscono le spiagge e il mare da Paestum fino alla foce del Tusciano, anche gli aerei adesso sorvolano quelle zone e lanciano bombe sulle navi. Noi siamo ancora qui. Ma appena la contraerea comincia a tuonare dalle navi, scappiamo verso le nostre case. La paura ci assale. Sarà una lunga notte questa del 9 settembre 1943.
(Continua……)
Descrizione: Corrado Curci
Foto: Operation Avalanche, September 1943. Anti-aircraft fire from one of the protecting cruisers in the Gulf of Salerno, Italy. Photograph released September 12, 1943. U.S. Navy photograph, now in the collections of the National Archives. (2017/04/04).
Operation Avalanche, September 1943. Anti-aircraft fire during a night raid in the Gulf of Salerno, Italy. Photograph released September 12, 1943. U.S. Navy photograph, now in the collections of the National Archives. (2017/04/04).

DIARIO DI GUERRA “Avalanche vista da Montecorvino Rovella” PARTE II



Ore 4.00 del mattino del 9 settembre 1943.
Ci siamo allontanati in gran fretta dal belvedere dei cappuccini, i cannoneggiamenti a mare ci hanno spaventato. Le strade del paese sono ricolme di persone che parlano tra di loro, piccoli gruppi sparsi qua e là nella piazza principale dove sono venuto io. Si parla sotto voce, nel gruppo uno parla e tutti gli altri lo ascoltano, poi di tanto in tanto una donna si fa più volte il segno della croce. Ma in realtà nessuno conosce cosa stia accadendo, si parla di quello che si vede verso il mare e si fantastica su quello che potrebbe accadere.
La nostra paura più grande è rappresentata dai bombardamenti. I ricoveri che sono stati scavati nelle rocce nelle varie frazioni del paese non sono abbastanza ampi per accoglierci tutti, così alcuni stanno pensando di occupare le grotte naturali per difendersi dalle bombe. Si sta tutti in allerta attenti ad un qualunque rumore che assomigli a quello di un motore di un aereo. Ecco, ho appena saputo che a Gauro si sono già rifugiati nella grotta del brigante Cerino nel cuore della montagna del San Salvatore e nella grotta intitolata al Santo, altri a Martorano nella grotta di Santa Margherita che qualcuno chiama anche “a vocca ru lupo”! ma ce ne sono tante altre.
E’ l’alba adesso e i cannoneggiamenti si sono ridotti moltissimo. Verso la spiaggia si vedono alzarsi i fumi neri delle esplosioni che restano come sospesi a mezz’aria.
Alle prime luci, un altro spettacolo inquietante si palesa ai nostri occhi: Passano come carovane, diretti verso Giffoni ed Acerno ma anche verso le masserie del paese, decine e decine di persone, famiglie intere con carri trainati dai buoi, con su tutto quello che avevano potuto caricare in fretta, tra animali e cose. Li circondiamo per avere notizie di quello che hanno visto e i loro racconti ci terrorizzano. Ci dicono dei loro raccolti andati perduti, delle irruzioni dei tedeschi che hanno trasformato le loro masserie in fortini, così come hanno fatto i soldati inglesi forse più nervosi dei tedeschi, mezzi di tutti i tipi, jeep, carri armati, autoblindo. Ci raccontano dei soldati che sparavano all’impazzata, delle bombe a mano che esplodevano e dei sibili delle schegge che volavano dappertutto, della terra che tremava per le bombe e loro che si trovavano nel bel mezzo dell’inferno. Mi colpiscono di più i volti dei bambini.
Le bambine sono letteralmente attaccate alle vesti delle loro madri, il volto perso nel vuoto e sporco di terra e fuliggine. Su tutti quei volti si legge il terrore e la disperazione di chi ha perso tutto e di chi si è trovato in prima linea nella piana del Sele.
Sono gli scampati e i fuggitivi.
Gli altri sono i morti innocenti di questa guerra.
(Continua…… nel prossimo episodio il racconto dell’uccisione di due soldati tedeschi a San Pietro…..)
Descrizione: Corrado Curci
Foto: web

DIARIO DI GUERRA “Avalanche vista da Montecorvino Rovella” PARTE III



“Avalanche vista da Montecorvino Rovella”
PARTE III
Giorno 9 settembre 1943.
Pomeriggio.
Mi trovo a casa di un mio caro amico, proprio nella piazza principale del paese. E’ un giorno così lungo e nell’aria si percepisce una certa inquietudine. Le ore sembrano non passare mai. In lontananza si sentono ancora i boati delle bombe che esplodono verso il mare. Noi siamo ancora qua, aspettando chissà cosa.
Guardo appena il mio vecchio orologio da polso, sono le 17.40, quando si sentono dei rombi di motori provenire dalla piazza, allora mi avvicino alla finestra e vedo dei soldati tedeschi su delle moto BMW, altri su una camionetta FIAT con sopra due soldati tedeschi morti e poi un’autoblindo. Si fermano al centro della piazza e cominciano ad urlare come pazzi nella loro lingua incomprensibile. Ma si capisce cosa vogliono dire. Stanno mostrando i corpi dei loro commilitoni a noi montecorvinesi, come per dirci che è colpa nostra se sono morti. E, all’improvviso, sparano con i mitra contro i muri e le finestre delle case, finché non finiscono i colpi nel caricatore.
Siamo terrorizzati.
Capiamo che da oggi non ci tratteranno più bene come prima. Ma che diavolo sarà successo, chi avrà ucciso quei soldati?! Più tardi lo scopriremo.
Di fronte alla casa dove abito, ho visto i vetri delle finestre frantumarsi, speriamo che nessuno sia stato colpito!
Finita la scarica dei mitra, ecco sentire una sonora pernacchia da quella finestra! Non so se ridere. Quando da un’autoblindo parte un colpo da 35 mm che colpisce quella casa proprio tra l’incrocio tra il pavimento e la parete verticale piegandone completamente la ringhiera!
Ma quanto sarà costata quella pernacchia! Vi dico che quel buco resterà così per altri sei anni, prima di essere riparata dal proprietario di casa, un commerciante di stoffe!
Più tardi verremo a sapere che cosa aveva scatenato la rabbia dei tedeschi.
Circa due ore prima, dal comando di San Martino, su ordine del colonnello Stempel, un gruppo di tedeschi si era recato presso il comando di brigata a San Pietro, posto nella casa parrocchiale, per disarmare il generale Rossi e quei pochi soldati presenti. Il Generale, appena si trovò di fronte i tedeschi, ordinò subito di sparare e così furono uccisi due dei soldati tedeschi, appunto quelli che sono stati posti sulla camionetta Fiat. Gli altri tedeschi scampati, corsero con le loro moto presso il comando per informare dell’accaduto. Immediatamente una colonna motorizzata partì per San Pietro con lo scopo di vendicare i due soldati, ma giunti al Comando non vi trovarono più nessuno.
Questo è quanto era accaduto.
I tedeschi portarono i corpi di quei due poveri soldati a pochi metri dall’inizio della via che porta a Giffoni e lì furono seppelliti alla buona, con i tacchi degli scarponi che uscivano dal terreno. Sulla croce scrissero i loro nomi: Ferdinand Bauzus e Kan Geipel.
Al Generale di brigata Rossi a San Pietro è andata sicuramente meglio rispetto al Generale Ferrante Gonzaga, comandante della 222a Divisione di Artiglieria Costiera, il quale il giorno prima, davanti all’ordine di arrendersi e di consegnare le armi, avrebbe risposto:” un Gonzaga non si arrende! Viva l’Italia!”. Questo atto di fedeltà e di eroismo gli costò la vita.
Ma questa è un’altra storia.
A Montecorvino ci si aspettava una rappresaglia da parte dei tedeschi ed, infatti non si fece attendere.
(continua…. Nel prossimo episodio la rappresaglia dei tedeschi e la cattura di venti di noi, compreso il podestà del paese).
Descrizione: Corrado Curci
Foto: web
Tutti i diritti sono riservati

DIARIO DI GUERRA “Avalanche vista da Montecorvino Rovella” PARTE IV

 


Siamo tutti impauriti in paese. Ci siamo letteralmente barricati in casa e per strada nessuno osa farsi vedere, sono ore terribili, ci aspettiamo la rappresaglia dei tedeschi da un momento all’altro. Hanno urlato per le vie che ci sarebbero state conseguenze gravissime per noi dopo che sono stati uccisi due loro soldati: ad ogni soldato tedesco ucciso, dieci italiani sarebbero stati uccisi! È la nuova legge entrata in vigore dopo il tradimento del nuovo governo Badoglio.
Eccoli!
Arrivano con moto e camion, si fermano nella piazza e scendono bussando ai portoni, non si può non aprirli altrimenti fanno saltare tutto a colpi di mitra. Si sentono le donne urlare e sono urla di terrore. Ci stanno prelevando uno ad uno. Di colpo anche la mia porta si spalanca e mi prendono di forza armi in pugno. Neppure me ne rendo conto che mi trovo sul camion insieme ad altri, tutti a testa bassa. Fra loro riconosco il Podestà. Nessuno osa parlare, con noi ci sono i soldati armati. Nessuna reazione o ci sparano qui senza pietà.
Il camion si ferma, ci ordinano di scendere e per non perdere tempo ci tirano come si fa con le bestie.
Dio mio, ci hanno condotto al cimitero di San Martino!
“Schnel! Scavate la vostra fossa!”, ci ordina un soldato con il mitra spianato.
Neppure per un momento mi passa in mente di reagire, la paura mi blocca anche la mente. Prendo la pesante pala in mano e comincio a scavare. Il sudore mi scende fin sugli occhi, ma non posso fermarmi perché al primo accenno di sosta, il soldato ci minaccia di colpirci con il calcio del fucile. Tra noi, vi è chi parla un po’ di tedesco e tenta di convincerli a lasciarci andare, noi non abbiamo niente a che fare con l’uccisione dei soldati. Ma non riesce ad ottenere nessun risultato!
Le ore passavano come secondi, nel frattempo intorno a noi si erano radunati altri montecorvinesi che i tedeschi avevano prontamente bloccato loro ogni possibilità di aiutarci. Gridavano, pregavano di risparmiarci. Intanto sulla via per Bellizzi si vedevano carri armati tedeschi dirigersi verso il mare assieme a camion pieni di tedeschi, dalla parte opposta salivano le autoambulanze cariche di feriti. Cadevano le bombe quasi vicino a noi!
Quando si sente il Podestà rivolgersi ai soldati dicendo che altri sono i traditori della Germania e poi: “dateci delle armi e combatteremo con voi!”
Non so se per le parole del Podestà o per tutto quello che accadeva intorno, ma d’improvviso i tedeschi se ne andarono e non so dirvi quanto ho corso tra quegli ulivi!!!
Avevamo scavato le nostre tombe di morte per dieci ore!!!
(CONTINUA……)
Descrizione: corrado curci
Fonte notizie: “Avalanche contro Orkau”, di Giuseppe Del Priore, Palladio editore.
Tutti i diritti sono riservati

DIARIO DI GUERRA “Avalanche vista da Montecorvino Rovella”

 



PARTE V
Oggi è il 14 settembre 1943 ed è sera! Dagli aerei gli Alleati hanno lanciato volantini. Io vi racconto cosa è successo al mio amico Giuseppe Del Priore pensionante di “Carmela a Cazettara” in piazza, nella scorsa notte!
Quella sera Giuseppe condivideva una stanzetta assieme a due soldati italiani. Uno dei due era il ten. G. Canali di Triuggio, in provincia di Milano. Era il figlio del proprietario della nota ditta di abiti d’alta moda “Fratelli Canali”, e comandava la postazione italiana della Piazza Ferroviaria di Battipaglia.
All’improvviso, mi raccontò Giuseppe, si spalancò la porta della loro stanzetta ed entrarono tre ufficiali tedeschi, sporchi e feriti. Uno di loro era il colonnello Stempel, che a San Martino comandava il 64° reggimento delle truppe corazzate H. Goering. Giuseppe lo riconobbe subito, era l’ufficiale che lo aveva in qualche modo graziato presso il cimitero di San Martino, quando venne preso di forza ed ivi condotto assieme ad altre 19 persone per essere giustiziato, perché i soldati italiani a San Pietro avevano ucciso due militari tedeschi.
Giuseppe e gli altri due militari italiani furono cacciati dalla loro stanza e dovettero dormire nella cantina su un letto di paglia.
Ma l’occupazione tedesca durò solo per alcune ore e per fortuna gli ufficiali tedeschi quella sera erano di buon umore perché gli inglesi erano stati quasi ributtati a mare!
Questa è un breve racconto, ma credo sia eccezionale per la presenza del tenente Canali e del Colonnello Stempel. Per ruoli diversi, ma entrambi molto importanti!
(Continua…..
Descrizione: corrado curci
Fonte notizie: “Avalanche contro Orkau”, di Giuseppe Del Priore, Palladio editore.
Tutti i diritti sono riservati

Q.697



Questa mattina abbiamo ripercorso un tratto della strada della Terza Divisione Americana. Dal ponte "drama scium", posto a due miglia a sud di Acerno, da noi individuato quale il ponte dove l'eroe americano Audie Murphy ha combattuto il 21 settembre 1943, abbiamo seguito il corso del fiume Isca della Serra e poi siamo saliti fino alla collina 687, dalla quale la terza compagnia del trentesimo reggimento, si lanciò per liberare Acerno dall'occupazione tedesca alle 08.00 del 22 settembre 1943. Circa due ore e mezza di cammino e poi la scalata della collina. Davvero pesante! Abbiamo provato molta ammirazione pensando che quei soldati erano in marcia dalla mezzanotte da Battipaglia. A piedi! e con tutto l'equipaggiamento! ROCK OF THE MARNE!

Descrizione e foto: Esplorando la Campania

OLEVANO SUL TUSCIANO (Sa), 20 SETTEMBRE 1943.

 



“Stamane, scrisse Carlo Carucci nel suo diario, non si è più visto un solo tedesco a Olevano e nei dintorni. La notizia si è sparsa e vi sono stati molti festeggiamenti. Ho raggiunto le cave da dove è scesa molta gente povera, magra, con il bestiame: mucche, cavalli e asini, su cui erano caricate le masserizie che si portavano appresso. A stento hanno raccontato le loro sofferenze. Lungo le strade e i sentieri sono stati trovati effetti vari presi dai tedeschi e poi lasciati; è nato il sospetto che vi siano ladri e spie tra gli abitanti del paese e sono sorte aspre discussioni. Ma l’artiglieria continua a sparare e gli aerei ci sorvolano, diretti a colpire i tedeschi per la via di Acerno. Possiamo ancora sentire il rumore delle bombe”. Più tardi egli scrisse che le truppe alleate stavano marciando attraverso il villaggio, e pensò che fossero inglesi. Rimase stupitissimo quando il vecchio postino settantenne gli disse che erano americani e che vi erano tra loro anche negri con la faccia come il carbone. Come la maggioranza degli italiani che non avevano voluto la guerra, Carucci si aspettava che le truppe liberatrici, dimentiche del passato, li avrebbero trattati da camerati. Con profondo disgusto notò l’arroganza di molte unità britanniche; portò ad esempio la condotta di un capitano inglese il quale, dopo aver sequestrato un fornello elettrico nonostante le proteste del padrone, aveva fatto una mossa con il piede indicando che avrebbe voluto calpestarlo e che tutti i suoi compatrioti avrebbero dovuto subire la stessa sorte………la generosità degli americani sbalordì i civili. Pezzi di sapone Palmolive, che non erano stati visti da anni, divennero materiale prezioso di baratto. La moglie di Carucci, felice di aver ricevuto due grossi pezzi di sapone verde, estrasse dalla cantina la sua unica bottiglia di spumante e ne fece dono ai liberatori. A Olevano una donna, la cui casa era stata saccheggiata dai tedeschi, fu adottata dai soldati americani che le fornirono tutte le cose necessarie e anche alcune di lusso.
Sono molto corretti, scrisse Carucci, ben diversi dall’idea che mi ero fatta degli americani. Se sono fatti tutti così penso che saranno capaci, data la ricchezza del loro suolo, di essere domani alla testa di una gran parte della popolazione del mondo. I posteri vedranno”.
Quegli americani erano i soldati della gloriosa Terza Divisione di Fanteria.
Rock of the Marne!
Fonte dati: “SALERNO!”, Operazione Avalanche, Il giorno più lungo a Salerno e in Italia: valanga di errori e di morti. Hugh Pond.
Fonte foto: sito del comune di Olevano sul Tusciano.
#1943

LA STORIA DIMENTICATA DI “NINNELLA”, la bambina di contrada Isca di Montecorvino Rovella (Sa).

 




Questa purtroppo è una storia vera, accaduta tra settembre/ottobre 1943.
La guerra è stata una tragedia immane le cui conseguenze sono state drammatiche soprattutto per i bambini. Ninnella, nome da noi inventato per nasconderne la vera identità, era una bambina di soli quattordici anni nel 1943. La famiglia era molto povera, vivevano in una masseria in contrada Isca di Montecorvino Rovella. Camminava senza scarpe Ninnella, indossava sempre lo stesso vestito che le era stato regalato da qualche signora generosa del paese e tutte le mattine si recava a piedi presso il bar in piazza per vendere una bottiglia di latte e qualche uova. La povertà era assoluta e la fame non aveva mai fine. In famiglia erano numerosi e le bocche da sfamare erano sempre troppe!
Spesso Ninnella portava in braccio uno dei suoi fratellini che le venivano affidati dalla madre, che non poteva accudirli perché ogni giorno all’alba doveva andare in montagna a coltivare quel poco che si poteva. Erano piccolissimi “ritagli” di terrazzi strappati con infinita fatica alla montagna.
Ninnella conobbe “l’amore” il 20 settembre 1943, all’ombra di un carro armato Tiger tedesco semidistrutto da un bombardamento. Il giovane la ricorderà per tutta la vita, ma solo quella volta ebbe la possibilità di porgerle una carezza, perché – ricorda- quando le chiesi di rivederla, mi rispose: “Peppì, io devo mangiare non posso innamorarmi”.
Purtroppo Ninnella fu vittima della guerra, di soldati ubriachi che per poche lire si approfittarono di lei. Già questa era una tragedia immane, ma alla crudeltà dell’uomo e della guerra si aggiunse altra crudeltà: Ninnella fu anche vittima delle così dette “marocchinate”, che le distrussero l’esistenza per sempre.
Questa è una storia di un’infinita tristezza, che è molto difficile anche da raccontare e sono costretto a non dire altro. Tuttavia ritengo che la storia di Ninnella e di tanti altri bambini che subirono la stessa sorte o altre peggiori debbano essere ricordate, perché sia da monito per le generazioni future della estrema crudeltà che tutte le guerre comportano e affinché non si ripetano mai più!
Non intendo riportare la fonte della notizia, perché in essa Ninnella è chiamata con il suo vero nome e non voglio che possa essere riconosciuta.
Descrizione: Corrado Curci
Foto: Thevision.com, “La storia dimenticata dei bambini di napoli salvati dalle famiglie del centro-nord Italia”.

Tenente BANDINI Roberto - 186° rgt. fanteria, Divisione « Folgore »

  Medaglia d'oro al valor militare motivazione: Comandante di un centro di fuoco sulla linea di resistenza, attaccato da preponderanti f...