06 marzo 2021

“EROI IN DIVISA SULLE NOSTRE MONTAGNE” Parte V “La battaglia sul ponte di Acerno”



Alle nostre spalle ci siamo lasciati Montecorvino Rovella e davanti a noi abbiamo Acerno a circa due chilometri.
Ed eccoci qui, a proposito, il mio nome è Audie Leon Murphy, sono il soldato americano più decorato della seconda guerra mondiale, un eroe nazionale, ma di questo ne parlerò un’altra volta.
Adesso tutti e sette siamo infilati in un buco, freddo e umido, mentre fuori si muore dal caldo nonostante sia quasi sera. E pensare alla fatica che abbiamo fatto per scavarlo. Sotto di noi a quasi un centinaio di metri c’è un meraviglioso ponte che i tedeschi hanno fatto saltare e fra quelle rovine si sono scavati una tana di volpe e si sono appostati!
Questa è una strategia che usano spesso durante la ritirata, serve a far ritardare la nostra avanzata. Se non fosse per l’abilità dei nostri ingegneri, forse questa guerra sarebbe durata molto più a lungo. Questo ponte lo renderanno praticabile in soli due giorni!
Ho bisogno di uscire da questo maledetto buco o mi beccherò un raffreddore. Faccio pochi passi e sono già sulla cima di questa splendida collina.
E’ il tramonto. Ed è bellissimo da qua su!
Di tanto in tanto si sente la mitragliatrice sparacchiare e torno alla realtà. Finisce il tramonto, finisce il panorama, finisce la vita!
Mi accorgo che giù ad est nella valle si erge un’altra collina più bassa rispetto a questa dove mi trovo. Maledizione, ho notato un’altra postazione nemica! Si sono posizionati davvero bene i mangia patate, da lì controllano anche la strada principale per molte decine di metri. Dobbiamo avvertire le retrovie o saranno falciate quando si avvicineranno. Infatti, non faccio in tempo a muovermi che i kraut cominciano a sparare e capisco che una compagnia del trentesimo si sta avvicinando. Spero che non abbiano colpito nessuno. I tedeschi da quella collina hanno un raggio di tiro molto ampio.
Dopo aver segnalato le posizioni nemiche al comando, mi ordinano di tenere la posizione di osservazione mentre gli altri del trentesimo si ritirano e formano un bivacco per la notte proprio sopra ad un incrocio dove una strada sterrata scende giù da quella principale fin nella valle sottostante.
Siamo ancora qua e sinceramente questa situazione non mi piace. I miei compagni sono d’accordo nell’aspettare i carri che faranno saltare la postazione nemica. Non vogliono rischiare. “Ma che dobbiamo fare”, dico io “aspettare che i Kraut si accorgano dell’arrivo dei carri e che fuggano, così poi si riappostano e ci fanno la pelle da un’altra posizione?!! Non esiste, allora non avete capito, adesso tocca a noi farli saltare”. Steiner dice:” vado io per primo, ci penso io a quelli”. Steiner a guardarlo non si direbbe che sia un soldato, è molto basso, ha il viso paffuto come un bambino ed è grassottello, ma soprattutto è sempre goffo nei movimenti e la sua uniforme è sempre in disordine. Anche Brandon si offre volontario. Lui è come un fratello per me. E’ il soldato più coraggioso che conosca, se gli succedesse qualcosa, non potrei sopportarlo. “Ragazzi, andrò avanti io, voi seguitemi! Brandon, tu stammi dietro e fammi fuoco di copertura quando saremo vicino al ponte”. “Forza, andiamo a rompere il culo a Hitler! Controllate le munizioni”.
Guardo l’orologio, sono le 21.30 della sera del 21 settembre 1943.
Strisciamo come serpenti descrivendo un ampio arco verso ovest e dopo qualche minuto ci troviamo vicino al fiume, è l’Isca della Serra, le sue acque sono basse perché non piove da molti mesi. Dopo il ponte a pochi metri, questo fiume si incontra con il Tusciano. Adesso Brandon mi passa avanti, poi Steiner, dopo ancora sono io a passare davanti a loro due, sembra una partita a scacchi, ma non c’è niente di divertente! All’improvviso ci troviamo di fronte una radura, i tedeschi l’hanno ripulita dai cespugli immaginando che saremmo venuti da questa parte. Ma noi ci muoviamo sempre lungo l’argine del fiume tenendoci molto bassi avvicinandoci quanto più possibile alle rovine del ponte. Appena siamo abbastanza vicini, Steiner senza avvisarci, esce dall’argine e corre sparando verso la tana di volpe. “Maledizione Steiner, stai basso aspetta!”, gli grido, ma non faccio neppure in tempo a finire di maledirlo, che una raffica di mitragliatrice lo colpisce e va giù a terra. Ormai si sono accorti di noi! Esco anch’io dal mio nascondiglio e sparando percorro pochi metri e poi mi butto a terra riparandomi dietro ad un albero. Continuo sempre a sparare. Intanto si è mosso anche Brandon che compie la mia stessa manovra e si posiziona accanto a me. Io gli dico di non muoversi, ma è come parlare al vento. Il resto del plotone cerca di coprirci, ma il tiro è troppo alto. Brandon d’improvviso si alza e corre verso il ponte lanciando una bomba a mano, io allora mi alzo e sparo con il mio tommy gun. Si alza un nuvolone nero di fumo, resto in guardia, quando all’improvviso scorgo un tedesco che esce dal buco barcollando e tiene una pistola in pugno puntata verso di me. Allora lo finisco senza pensarci due volte. Brandon lancia un’altra bomba a mano che va a finire dall’altra parte della strada. Aveva visto un altro buco ed infatti c’erano altri tedeschi.
Mi ha salvato la vita!
In tutto i tedeschi erano cinque.
Andiamo da Steiner. Eccolo qui, ha ancora il suo viso paffuto e quell’espressione fanciullesca sul volto. Sembra che non abbia sofferto. Una pallottola lo ha colpito alla gola. Decidiamo di metterlo sulla strada in modo che gli altri lo troveranno più facilmente.
Intanto sull’altra collina i kraut sono fuggiti, hanno capito che non era più sicuro mantenere quella posizione.
Su questo ponte siamo passati noi rischiando vita. Sono morti cinque tedeschi e il povero Steiner. Non lo dimenticheremo. Fatelo anche voi.
Adesso che la strada è stata liberata, ci muoveremo ad ovest della collina che sovrasta ciò che rimane del ponte, poi saliremo sopra un’altra collina ad est e lì passeremo la notte tenendoci davanti Acerno, dove domani mattina alle otto in punto attaccheremo. Ma non io e non il mio plotone, il nostro compito è di andare in pattuglia verso il Volturno. Ci riposeremo per la notte e domani mattina da questa collina guarderemo la battaglia.
(continua……)
Descrizione: Corrado Curci
Foto: Web

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