06 marzo 2021

“EROI IN DIVISA SULLE NOSTRE MONTAGNE” Parte I



Finalmente siamo sul mezzo da sbarco! Siamo la Third infantry division, io sono stato assegnato al 15esimo reggimento. Siamo quasi uno addosso all’altro e non riesco a vedere neppure la spiaggia. Ci hanno detto che sbarcheremo sulle spiagge a circa due miglia a sud di Salerno. Oggi il mare è calmo e fa ancora un caldo infernale, ci hanno informato che qui non piove dal mese di maggio. Non dovremmo incontrare resistenza da parte del nemico e questo mi solleva moltissimo, i compagni che ci hanno preceduto il 9 settembre hanno conquistato con il coraggio e con il sangue questa costa ed hanno costituito una sicura testa di ponte, ma quello che più ci fa stare euforici è che gli italiani si sono arresi l’8 settembre, quindi, pensiamo che sarà se non una passeggiata almeno una tranquilla marcia fino a Napoli.
Questo è quello che pensavo nel tardo pomeriggio del 20 settembre 1943, ma la marcia non fu tranquilla, ma forzata dal nemico il cui coraggio fu davvero ammirevole così come i ripetuti attacchi su tutto il territorio fin ad Acerno, dove il giorno prima della battaglia abbiamo dovuto neutralizzare due postazioni nemiche che ci impedivano il passaggio e che più avanti vi racconterò nel dettaglio.
Il mio nome non posso rivelarvelo adesso ma soltanto al termine del mio racconto. Oggi non sono più in vita, ma non mi ha ucciso la guerra. Sono morto in un terribile incidente alcuni anni dopo che sono tornato a casa. E’ davvero strana la vita! in guerra la mia vita è stata sempre così precaria che mi ero abituato a convivere con la morte, ormai come ho già avuto modo di scrivere in passato, “si era indifferenti alla vita ed alla morte”.
Sono nato in una famiglia poverissima ed ero uno dei tanti uomini come ce ne sono al mondo, oggi sono invece il soldato americano più famoso della seconda guerra mondiale, ma di questo non me ne sono mai vantato. In battaglia ho conquistato tutte le medaglie dell’esercito degli Stati Uniti, comprese alcune della Francia e del Belgio, hanno detto che non esisterà mai più un soldato come me. Ma io ripeto sempre che se vi è gloria nella guerra, che vada a uomini che ho conosciuto e che sono caduti. A due in particolare, uno dei quali ho chiamato nel mio libro autobiografico “Brandon”, e che per me è stato come un fratello. Ho fatto una lunga carriera nel cinema, ho scritto poesie e canzoni ma tutta la mia vita è stata accompagnata da un profondo malessere che mi sono conquistato anche questo durante la guerra.
Adesso siamo sbarcati. Siamo già zuppi di stanchezza e bagnati sino alla vita e non credo che potremmo farci una doccia. Ci hanno ordinato di essere veloci perché dobbiamo raggiungere una località chiamata Battipaglia per poi marciare verso una strada che corre a nord est di Salerno in direzione di Acerno che dobbiamo liberare dai Kraut. Abbiamo solo il tempo di riposarci qualche ora in un paese chiamato Olevano Sul Tusciano, giusto il tempo per organizzarci e poi ripartire………
La campagna di Sicilia mi ha tagliato le gambe, credo di aver imparato a restare vivo, ma questo non si può mai dire. Forse in quelle terre ho contratto la malaria e a volte mi sento venir meno, sento all’improvviso gli occhi che mi bruciano e la febbre che mi sale, ma non voglio che i miei compagni se ne accorgano e soprattutto i miei superiori. Il mio senso del dovere e il mio attaccamento al plotone mi impediscono di andare in un ospedale da campo, non voglio abbandonarli. Resisterò.
Passiamo adesso da Battipaglia o, meglio, da ciò che ne resta. Qui è stato tutto bombardato e soltanto le rovine sono restate in piedi. Sui volti delle persone vedo solo terrore e disperazione. Questa non è la guerra che immaginavo quando mi sono arruolato volontario, non è quella che si legge sui libri, fatta di onori, glorie e sfilate, è solo morte, sofferenza e cinismo. In lontananza si vedono le montagne. In Sicilia ci siamo specializzati nella battaglia in montagna e, quindi, credo che con il mio plotone saremo assegnati alla pattuglia, saremo in prima fila noi e i Kraut, che alcuni di noi chiamano “superman”, per la loro abilità in battaglia.

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