17 marzo 2021
Nella semplicità si nascondono le cose più belle!
UNO DEI DOCUMENTI PIU’ ANTICHI DELLA LINGUA GRECA SI TROVA IN CAMPANIA
IL CASTELLO DI ROCCADASPIDE VOLUTO DA FEDERICO II
UFO?
Una rappresentazione di UFO in un dipinto presente al museo di Capodimonte di Napoli?
16 marzo 2021
MAURICE LEE BRITT - Dalla Medaglia d’Argento alla Medal of Honor!
From Acerno To Anzio. Thank you Britt!
La guerra ad Acerno era finita!
Ma non per i soldati della Terza Divisione
di fanteria.
Maurice Britt radunò i suoi 200 uomini
dell compagnia L e si spinse fino alle croci di Acerno, dove si unì al 7° reggimento
che, partiti da Montecorvino Rovella nella sera tra il 21 e il 22 settembre,
avevano marciato per tutta la notte!
Il 23 settembre verso sera i
soldati del 10° Engeneer erano arrivati al campo americano a sud del paese. Il
soldato Chick Bruns stava preparando la tenda, quando disse ai suoi compagni
che forse era meglio spostarsi perché nell’aria c’era una terribile puzza.
Allora con la torcia guardarono tutto intorno, ma niente. Poi alzarono la
torcia illuminando l’albero accanto alla tenda e videro i brandelli di un
soldato tedesco che penzolavano tra i rami.
Ne furono inorriditi.
Poi presero quel che ne rimaneva
e gli diedero una degna sepoltura.
PER GENTILE CONCESSIONE DEL PRES.
DELL’ASS. TERZA DIVISIONE DI FANTERIA U.S.ARMY – ITALIA, L. S., RIPORTIAMO DI
SEGUITO TESTO DELLA STORIA DI BRITT..
…[ “All'inizio di ottobre del
1943, tutta l'Italia meridionale era nelle mani degli Alleati, gli eserciti
erano di fronte alla linea del Volturno.
Questa era la prima di una serie
di linee difensive preparate dai tedeschi e che attraversavano l'Italia da est
a ovest e da cui i tedeschi avevano scelto di resistere per ritardare
l’avanzata alleata.
Questa strategia costringeva gli
alleati ad avanzare e combattere in terreni impervi e conquistarli metro dopo
metro; dando ai difensori il tempo per completare la preparazione di altre
linee difensive, come la Winter Line (Linea Invernale) e la Gustav Line; una
delle loro linee difensive più forti a sud di Roma, che impegnò gli alleati per
quasi sei mesi.
Il 29 ottobre, dopo aver
attraversato il Volturno, Britt fu in prima linea con i suoi ragazzi nella zona
di Pietravairano durante l’attacco a monte San Nicola, il suo compito era di
organizzare un fuoco di copertura per permettere ad una compagnia del 30°rgt di
conquistare la vetta.
Nelle stesse azioni di quel
giorno un soldato della terza divisione meritò la Medal of Honor. Durante
quest’azione un soldato di Britt fu colpito da un cecchino e cadde su un
terreno ripido in una zona impervia e rocciosa scoperta al tiro nemico; le sue
urla fecero capire che non era stato ucciso ma solo ferito.
Britt non attese la sera e quindi
il buio per inviare i soccorsi e prenderlo, ma si arrampicò lungo la collina, per
un terreno scoperto e facile bersaglio per i cecchini, fino a raggiungere il
soldato ferito, che fu preso in spalla e portato di nuovo a valle, verso le sue
linee ed i primi soccorsi.
Per le azioni a Pietravairano del
29 ottobre, ricevette la “Bronze Star Medal” (medaglia della stella di bronzo)
con la “V” in bronzo posta sul nastrino a indicare il “Valore” delle azioni
condotte in quei giorni.
I giorni che seguirono videro
parte della terza divisione incaricata di raggiungere e conquistare le tre montagne
che dominavano l’Highway Six (la S.S. Casilina) a nord del villaggio di
Mignano: la collina di Monterotondo sulla destra di Montelungo al centro e di
Monte la Defenza sulla sinistra. Per l’attacco sarebbero stati utilizzati il
15° reggimento (obiettivo Monterotondo e Montelungo) ed il 7° reggimento
(obiettivo monte Cesima, al confine con il settore e l’obiettivo d’attacco
Inglese, Monte Camino).
Le pattuglie di esploratori
segnalavano diversi campi minati, trappole e postazioni di mitragliatrici su
tutte le montagne, difese da unità della 3a divisione Panzergrenadier e della
divisione Hermann Göring, ancora efficienti, nonostante le pesanti perdite
subite fino a quel momento.
Il generale Truscott, che aveva
avuto il comando della 3ª divisione di fanteria dall'aprile del 1943,
aveva messo in riserva il 30°rgt. Fanteria, tenendolo pronto per l’assalto
decisivo in quella zona quando le difese Tedesche sarebbero state sul punto di
crollare.
Ma la situazione tattica venutasi
a trovare sul monte Camino, una montagna posta ad ovest, verso il mare, nel
settore Inglese, molto alta e ripida, dove la 56a divisione Inglese era
bloccata; portò il generale Inglese McCreery a chiedere a Clark una maggiore
pressione per aiutare la 56a divisione.
Il generale Clark acconsentì
chiedendo al generale Lucas un maggiore sforzo; quest’ultimo chiese al generale
Truscott, comandante delle truppe dell’area definita come “Mignano Gap” (varco
di Mignano), di impiegare anche il 30°rgt. fanteria in una manovra avvolgente.
Truscott protestò, vedendo in
questo lo spreco di un reggimento, ma obbedì agli ordini inviando il 30°rgt. Di
fanteria a bordo dei camion verso Presenzano, nei pressi di Rocca Pipirozzi, da
qui il reggimento passò nelle zone presidiate dalla 45a Divisione e avanzò
verso ovest lungo la Cannavinelle Hill, scavata da un battaglione di Ranger,
per prendere Monterotondo da Est.
Al reggimento, affaticato dalla
lunga permanenza al fronte, bagnato per la pioggia che non terminava mai e
infreddolito per le temperature basse del periodo, fu ordinato di conquistare e
tenere la strategica posizione di Monterotondo che permetteva ai tedeschi di
controllare la strada principale per Roma.
Alla pioggia si unì anche la
neve, ed il 30°rgt. di fanteria la mattina del 6 novembre attaccò compiendo
pochi progressi. Al loro fianco, ad ovest, il 15° rgt fanteria non era riuscito
a conquistare la prima vetta di Montelungo, entrambi non avevano raggiunto i
loro obiettivi e occorreva un nuovo attacco.
La conquista di Monterotondo
avvenne l’8 Novembre, in una mattina nebbiosa, dopo due giorni passati sotto la
neve, senza equipaggiamento invernale e senza cibo, che fu consegnato solo
poche ore prima del secondo attacco.
Per quest’azione furono sostenuti
da otto battaglioni di artiglieria coordinati tra loro, che fecero fuoco sulle
due colline, permettendo al 30° rgt. di rompere la difesa del 3°
Panzergrenadier Division e farsi largo lungo la boscaglia, risalendo la collina
ripida e fangosa per raggiungere la vetta.
Per la conquista della vetta il
30° reggimento della Terza Divisione ebbe la Presidential Unit Citation, un
nastrino blù rettangolare bordato da un cordoncino color oro, una delle più
alte onorificenze militari delle forze armate statunitensi, conferita per
"atti di straordinario eroismo contro il nemico".
Anche un battaglione del 15°rgt.
fanteria conquistò la prima vetta di Montelungo mentre un secondo si posizionò
lungo l’Highway Six tra le colline di Montelungo e Monterotondo per garantire
la chiusura di una curva difensiva. In questa zona la pattuglia di esploratori
guidata dal soldato Audie Murphy a seguito di un combattimento con diversi
morti e prigionieri Tedeschi, fu costretta a rifugiarsi in una grotta. (lo
scontro fu ricordato da A.Murphy nelle sue memorie pubblicate nel libro
all’Inferno e ritorno. La grotta è stata ritrovata nella primavera del 2018 ed
è attualmente visitabile.)
Lo stesso giorno, l’8 novembre,
con l’intenzione di riconquistare la collina, l’8 reggimento della 3a divisione
panzer (Panzergrenadier) lanciò diversi attacchi con il secondo battaglione
(II/8°) contro alcune compagnie della terza divisione posizionate sulla sommità
di Monterotondo.
La storico della 3a divisione ci
ha descritto i loro attacchi come “non coordinati tra di loro”, questo
fatto fu strano per gli americani, abituati all’organizzazione tedesca nella
difesa e nell’attacco.
La forza del battaglione tedesco
alla fine dei primi attacchi era ridotta a soli trenta uomini tanto da rendere
necessario al comando tedesco di riunire il II°btg. (II/8°) al III° btg.
(III/8°) posto tra Monterotondo e Montelungo per avere di nuovo una unità
efficiente.
Von Senger, disperato per gli
esiti degli scontri e deciso a riprendere Monterotondo, ordinò al 104°
reggimento Panzergrenadier, (III/104°) rimasto di riserva, di riconquistare la
vetta di Monterotondo “a tutti i costi”.
Von Senger ordinò inoltre al gruppo
di combattimento di Otto Von Corvin di prendere posizione nella zona di San
Pietro Infine, la battaglia di San Pietro era all’orizzonte.
Durante la notte del 9 novembre
il 104 ° reggimento Panzergrenadier superò l’8° Panzergrenadier alla base della
collina di Monterotondo.
Questo battaglione teneva ancora
prigionieri gli americani catturati durante gli attacchi dell'8 novembre, dalle
fonti storiche della divisione, sembra si trattasse di soldati di alcune
postazioni di mitragliatrici rimasti tagliati fuori dal contrattacco tedesco.
Il 104°, avendo come ordine di
riprendere Monterotondo a tutti i costi, decise che il fine giustificava i mezzi
e prese in carico i prigionieri americani informandoli che sarebbero stati
posizionati di fronte al battaglione durante l’attacco, utilizzandoli di fatto
come scudi umani. Questo stratagemma fu messo in atto fin dalla sera, quando
due compagnie del 104° avanzarono nella notte fino alle pendici orientali di
Monterotondo portando con se i prigionieri che sarebbero stati utilizzati il
giorno seguente nell’attacco principale.
Il giorno di Britt
E venne il giorno dell’onore e
del coraggio, era il 10 novembre del 1943, Monterotondo a quel punto dei
combattimenti era difeso da tre sottodimensionate compagnie del 3° Btg. (30°
Rgt.).
Una delle tre compagnie, la L,
quella di Britt, era posizionata in basso e ridotta a soli 55 uomini, dei 200
di cui era composta a Salerno e doveva controllare e difendere una zona boscosa
di circa 550 metri posta sul versante orientale della collina.
Il comandante del battaglione, il
tenente colonnello Edgar C. Doleman, ricorda che il sistema difensivo era
talmente esteso e presidiato da pochi uomini che era impossibile mantenere un
contatto attraverso il bosco ed i pendii, questo era possibile solo con
l’utilizzo di pattuglie, esposte al tiro degli assalitori o con l’ascolto dei
messaggi gridati tra le varie postazioni.
Il nemico iniziò ad avanzare
verso le postazioni americane costringendo i prigionieri americani a correre di
fronte a loro e riuscendo a trovare un varco tra le compagnie K e L che
permetteva loro di attaccare al fianco la compagnia L, isolandola dal resto del
battaglione.
Il caporale John Syc, ricordando
quei giorni disse: “ non riuscivamo a vedere gli americani, ma li sentivamo
gridare di non sparare”.
Quando i prigionieri americani
erano ormai a 50 mt e continuavano a gridare “Don’t shoot!” (non sparate!) il
comandante della compagnia L, il tenente Britt, gridò ai prigionieri “We’re
going to shoot! Fall flat! You won’t be hurt” “stiamo per sparare, gettatevi
piatti a terra, non vi farete male!”
Il breve ritardo nell’apertura
del fuoco da parte degli americani, per capire la situazione ed avvisare i
prigionieri usati come scudi umani, aveva permesso ai Panzergrenadier di
cogliere l'opportunità che cercavano: avvicinarsi il più possibile
alla compagnia L per ridurre le perdite ed infliggere maggiore danno al nemico.
Con le due parti molto vicine lo
scontro sembrava dovesse terminare con un corpo a corpo, tanto che entrambe le
fazioni misero la baionetta sui fucili.
I tedeschi impegnati nell’attacco
erano più di cento e fu a quel punto che Britt, capendo che la sua compagnia
sarebbe stata tagliata fuori dal resto del battaglione e poi annientata, uscì
dalla sua buca e iniziò a correre da una postazione all’altra incoraggiando i
suoi uomini a tenere duro e sparare per tenere costantemente sotto il tiro le
postazioni tedesche, che nel frattempo, avendo capito tutto, avevano iniziato a
prendere di mira Britt, non riuscendo a colpirlo data la sua velocità ed i
continui cambi di traiettoria; specialità in cui Britt era famoso nei Detroit
Lions.
Durante l’azione Britt fu
trafitto al costato da un proiettile e ferito altre tre volte da schegge di
mortaio, ma nonostante il dolore, il sangue che gli copriva il petto, il viso e
le mani, riuscì a lanciare sul nemico trentadue granate a frammentazione,
sparare con il suo fucile e tutte le armi che trovava in terra o nelle buche di
soldati uccisi fino a consumare un impressionante numero di colpi. Uccise
cinque tedeschi e ne ferì molti altri, riuscendo a liberare una parte dei
soldati americani prigionieri, facendo a sua volta quattro prigionieri
tedeschi.
Fred E. Marshall ricorda che
Britt correva da una parte all’altra sparando ad ogni rumore e ad ogni figura
in movimento, sparendo nel bosco per poi riapparire una volta finite le
munizioni, lo ricorda prendere una carabina M1 da un soldato gravemente ferito
e continuare a fare fuoco con quella e lanciare granate nel bosco mentre
correva cercando i tedeschi.
Una scena rimase impressa a
Marshall, fu quando vide Britt, in mezzo al fuoco tedesco a pochi metri da
loro, lanciare granate tutto intorno a lui senza essere colpito dalle stesse
schegge; le bombe scoppiavano intorno a lui e lui correva e continuava a
lanciarle.
Il sergente James G. Klanes
ricorda di averlo visto partire e gettare 10/12 granate contro i tedeschi, che
gli sparavano e lanciavano a loro volta granate e vederlo poi tornare
riprendere altre granate e ripartire in velocità, per tutto il combattimento.
In una delle corse di rientro
alle postazioni americane lo videro con il viso il petto e le mani coperte di
sangue, per via di tre bombe a mano tedesche lanciate su di lui e che era
riuscito a rilanciare indietro facendole scoppiare lontano da lui, ma rimanendo
colpito dalle schegge.
Quando l’assalto iniziale stava
per vacillare ed il restante della forza tedesca era ancora davanti alle loro
posizioni, ma psicologicamente provata per la difesa che stava incontrando;
Britt chiamò a raccolta i suoi uomini incitandoli a seguirlo nel bosco per
attaccare e ripulire la minaccia.
Il Caporale Eric B. Gibson di
Chicago, ed il soldato Schimer di New York lo seguirono; Britt infondeva
coraggio, sembrava immortale.
Gibson ricorda che mentre Britt
dava le indicazioni per l’azione la borraccia era trafitta da fori di
proiettili, la camicia era ricoperta d’acqua, sudore e sangue, il suo porta
binocolo era tutto trafitto da schegge e fori di proiettili.
A battaglia ultimata furono
contati 14 morti tedeschi su quel lato della montagna, molti di loro uccisi da
Britt.
Per tutta la mattina Britt ed i
tedeschi nel bosco si scambiarono fuoco da una distanza di 15 metri, sembrava
li cercasse tra i rovi per attaccare battaglia.
Alcuni dei superstiti di quello
scontro dissero che Britt, quella mattina in quel bosco, era un esercito di un
uomo solo.
Le sue azioni incisero in maniera
fondamentale sulla ritirata tedesca; probabilmente, se avesse fallito,
Monterotondo sarebbe stato riconquistato.
Quando nel pomeriggio arrivarono
i rinforzi, Britt tornò ancora nel bosco per cercare e colpire il resto dei
tedeschi. Gibson ricorda ancora che Britt annientò una postazione di
mitragliatrici che stava per colpirlo, salvandogli la vita.
Quando i rinforzi arrivarono, dei
cinquantacinque uomini iniziali di Monterotondo, oltre a Britt ne erano rimasti
solo quattro; i tedeschi lasciarono sul campo sessantacinque tra morti e
feriti.
Dopo il consolidamento delle
posizioni, il comandante del battaglione, il Col. Doleman chiese una relazione
a Britt e osservandolo sanguinare in quattro diversi punti gli comunicò di
farsi vedere subito; ma Britt disse che non era nulla, il colonnello gli dovette
ordinare di andare al punto di soccorso.
Arrivato al posto di medicamento
Britt disse all’ufficiale medico, il capitano Roy Hanford, “prosegui con le
cure degli altri feriti, ho solo un piccolo graffio, quando hai tempo lo
guardi”.
Questo graffio, disse poi il
capitano medico, era una ferita al fianco di 2 cm di larghezza, profonda fino
al muscolo, senza contare le schegge sul viso e sulle mani lasciate dalle
granate tedesche.
Vedere il comportamento di Britt,
disse il Capitano medico, era una fonte di forza e ispirazione sia per i feriti
che per il personale medico, provato e stanco da quei giorni di combattimento.
Dopo il suo breve passaggio
nell’infermeria si sentiva che tutti volevano dare di più a costo di sopportare
il dolore.
Quando gli chiese se voleva
andare in ospedale Britt rispose “ No, Doc, voglio risalire su quella collina
ed aiutare i miei ragazzi”. La sua cura fu un po’ di polvere sulfamidica e un
bel po’ di bende. Britt in quell’occasione non mostrò un pezzo di bomba a mano
incastrato nel muscolo pettorale, lo fece diversi giorni dopo. Uscì dalla tenda
e riprese a salire sulla collina di Monterotondo.
Il Tenente Britt, alla fine dei
combattimenti, ricevette la nomina per la Medal of Honor, la più alta
decorazione militare assegnata dal Governo degli Stati Uniti.
Per lui ci fu anche la promozione
a Capitano sul campo di battaglia.
Anzio, 22 Gennaio del 1944, per
Britt questo era il quarto sbarco dall’inizio del servizio militare, la Terza
divisione era impegnata nell’Operazione Shingle. Il mezzo da sbarco ondeggiava
lento, lo sbarco si annunciava più tranquillo del solito.
Britt, curate le ferite, il 23
Gennaio era già in prima linea con la sua compagnia nelle Paludi Pontine, nei
pressi di un incrocio stradale in zona Canale Mussolini. L’esperienza maturata
nei mesi di combattimento gli fece capire che i tedeschi in quell’incrocio
avevano piazzato delle mitragliatrici ben mimetizzate, ma non sapeva dove; era
sicuro che avrebbero fatto fuoco quando tutti i suoi soldati e quelli delle
altre compagnie sarebbero stati allo scoperto.
Per questo motivo, per riuscire a
snidarle, disse ai suoi di tenere gli occhi aperti e vedere da dove partiva il
fuoco per indirizzare i colpi di mortaio e di artiglieria e iniziò a correre
alla sua maniera esponendosi volutamente al tiro delle mitragliatrici tedesche.
Anche qui la sua velocità, il suo coraggio ebbero la meglio.
Le mitragliatrici aprirono il
fuoco dichiarando la loro posizione ed i mortai americani le ridussero al
silenzio. L’azione di Britt aveva salvato la vita a tanti soldati americani che
in segno di rispetto chiamarono e ricordarono quell’incrocio stradale come
"Incrocio Britt".
Il giorno successivo, il 24
Gennaio, il capitano Britt si offrì volontario con altri due ufficiali
(Burleigh e Packwood) e partì per una missione di ricognizione che aveva lo
scopo di osservare una dozzina di carri armati tedeschi in avvicinamento, erano
i primi segni del contrattacco successivo allo sbarco.
Britt e gli altri ufficiali si
posizionarono all’interno di un casale in pietra semidistrutto e lo usarono
come posto di osservazione per dirigere il fuoco dell’artiglieria navale contro
i carri in avanzata.
Un carro armato tedesco, avendo
capito che all’interno del casale poteva trovarsi un posto di osservazione si
avvicinò a circa 300 mt dall’edificio prima di sparare un proiettile perforante
che colpendo la casa penetrò per parecchie pareti prima di esplodere nella sala
dove si trovava in osservazione il capitano Britt. L'esplosione gli strappò il
braccio fino al gomito, gli fratturò la gamba e tre dita dei piedi. Britt,
mentre era seduto in mezzo alle macerie, raccolse il suo braccio mozzato con la
mano sinistra e disse: "Ho sempre pensato che sarebbe andata a finire
così!" quello era il braccio con il quale teneva il pallone da football.
Le sue azioni del 22 e 23
Gennaio, nella testa di ponte di Anzio, gli valsero il “Distinguished Service
Cross”, la seconda più alta decorazione dell'esercito degli Stati Uniti,
assegnata per ardimento ed estremo rischio della vita.
Nel febbraio del 1944, Britt fu
evacuato per gli Stati Uniti per le cure mediche presso il Lawson General
Hospital di Atlanta, la guerra per lui era finita.
Nel suo discorso, il giorno della
consegna della Medal of Honor, il capitano Britt accettò la medaglia in nome di
tutti i fanti che avevano combattuto ed erano morti in Italia e nel Pacifico e
per tutti coloro che stavano ancora combattendo.
Durante la convalescenza per le
ferite e l’amputazione di parte del braccio, partecipò ad un tour di War Bond
per la ricerca di fondi per finanziare lo sforzo bellico. Fu congedato con
onore il 27 dicembre 1944 e tornò all’University of Arkansas per studiare e
prendere la laurea in legge, mentre la guerra continuava.
Intorno a lui vide fanti come
Audie Murphy, Leonard Funk ed altri pluridecorati continuare a raccogliere
fondi e raccontare le loro gesta ma Britt non fu più ricordato dal pubblico.
Ebbe però successo nella vita
come industriale e politico divenendo vice governatore del suo stato e
consigliere nello staff di Nixon.
Maurice Britt fu il primo soldato
americano ad ottenere tutte e quattro le decorazioni al valore dell'esercito
americano durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ha raggiunto i suoi fratelli in
armi, della compagnia L, il 26 novembre 1995 nel John L. Mc Clellan Memorial
Veterans Hospital di Little Rock.
Per cinquantadue anni aveva
vissuto con il costante e quotidiano dolore per la perdita del braccio destro,
del polmone destro, del busto sfregiato dalle schegge e trapassato da un
proiettile e per un pezzo di scheggia conficcato nel piede sinistro.
Nell’ottobre del 1995, quando la sua condizione diabetica lo consentì, gli fu
rimosso il pezzo di metallo dal piede. Una vasta infezione seguita
all’intervento e tre successive operazioni in una settimana per riuscire a
fermarla, furono troppe per questo grande soldato, che morì all'età di 76
anni per insufficienza cardiaca.
Durante la cerimonia la bara era
aperta, il suo cappotto militare pendeva dalla parte posteriore della sua
sedia a dondolo preferita, posta accanto al feretro.
Il suo berretto militare e le sue
medaglie erano state poste su di un tavolo accanto a lui.
Un sergente dell'esercito restò
accanto alla bara durante le sei ore in cui Britt fu esposto. La cerimonia si
svolse nella Chiesa Battista del Calvario di Little Rock, dove Britt era membro
ed andava tutte le domeniche. La sepoltura avvenne presso il Little Rock National
Cemetery.
Medagliere personale del Capitano
Maurice Lee Britt “Footsie”
1 Medal Of Honor (Medaglia
d'onore)
1 Distinguished Service Cross
(croce al merito di servizio)
1 Silver Star (Stella d’Argento)
2 Bronze Star (Stella di Bronzo)
4 Purple Hearts (cuore di
porpora)
1 Army Commendation Medal
(medaglia per atti di valore)
1 Presidential Unit Citation
(medaglia per atti di straordinario eroismo contro il nemico)
1 Combat Infantryman Badge (
medaglia per tutti i fanti in combattimento dal 6 Gennaio 1941)
1 British Military Cross (croce
di guerra Inglese)
1 Medaglia d’oro al valore
militare (Onorificenza Italiana)
Onori personali
Arkansas Sports Hall of Fame (1972)….” ]
Un ringraziamento speciale a L.S.
anche per averci donato le fotografie di MAURICE LEE BRITT – MEDAL OF HONOR
Fonte dati:
# https://www.terzadivisionedifanteriaitalia.com/p/maurice-lee-britt-footse.html;
# https://www.esplorandolacampania.blogspot.com;
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#monterotondo
13 marzo 2021
MAURICE LEE BRITT – MEDAL OF HONOR
Battaglia per la
liberazione di Acerno (Sa)
MAURICE LEE BRITT – MEDAL OF HONOR
Medaglia d’argento
“Silver Star” in Acerno battle.
A volte durante le nostre ricerche succede
che dal passato riemergano storie di uomini destinate a rimanerti per sempre nel
cuore e nella memoria. Questa è una di quelle.
“Era il 29 giugno 1919 e negli Stati
Uniti d’America, a Carlisle, nello Stato dell’Arkansas, nasceva Morris Lee
Britt, da Morris Lee e Virgie Britt, proprietari di una fattoria.
Il suo nome venne cambiato da Morris in
Maurice durante le scuole elementari, quando il suo insegnante si accorse che
era stato registrato in modo non corretto rispetto alla sua pronuncia. E così
rimase per sempre.
Da ragazzo, in occasione di una fiera di
paese, vinse un paio di scarpe e quando gli diedero il numero 47, pare che gli venne
attribuito il soprannome che poi lo accompagnerà per tutta la vita: "Footsie", piedino.
Terminati i primi anni di studio, la
famiglia si trasferì a Lanoke, dove Maurice proseguì gli studi brillantemente.
Maurice Lee Britt si distinse subito per
le sue qualità di studente, eccelleva in particolare in latino e in inglese e vinse
numerosi concorsi per la pubblicazione di saggi.
Ma nello sport Britt esprimeva il suo
talento migliore grazie alle sue straordinarie abilità fisiche, tanto che venne
nominato capitano delle squadre di atletica, di football e di basket.
In
quegli anni divenne anche editore sportivo del giornale studentesco denominato
“Arkansas Traveller”.
Conseguì il diploma nel giugno 1937 e l'8
giugno 1941 sposò Nancy Mitchell di Fort Smith (contea di
Sebastian) e il giorno successivo si laureò in giornalismo.
Intanto in Europa imperversava la
seconda guerra mondiale e Britt entrò come riservista nell'Esercito con il
grado di sottotenente di fanteria, seguendo il “Reserve Officers Training
Corps” (corso di addestramento per ufficiali della riserva).
Maurice aveva grandi capacità sportive e
la sua vita era proiettata in questo mondo. Nel 1941 entrò a far parte dei Detroit
Lions, "Footsie"
diventò un giocatore professionista di football!
Poi arrivò la guerra, la maledetta
guerra! E nel mese di dicembre del 1941 fu richiamato alle armi ed iniziò il
primo addestramento a Camp Robinson in Arkansas. Poi ricevette un rinvio per
poter completare la stagione nei Detroit
Lions. Al termine del campionato, venne arruolato in servizio attivo e fu
assegnato alla Terza Divisione di Fanteria, 30° Reggimento, 3° Battaglione,
compagnia L.
Seguì un ulteriore addestramento a Fort
Lewis, Washington, poi a Fort Ord, in California ed infine a Camp Pickett in
Virginia.
Dopo l’addestramento venne assegnato alla
difesa costiera, sulla costa occidentale degli Stati Uniti, finché l’attacco
giapponese a Pearl Harbor, avvenuto alle prime luci dell'alba del 7 dicembre
1941, fece definitivamente precipitare gli Stati Uniti nella seconda guerra
mondiale, e Maurice Britt partì con la Terza Divisione di fanteria, sbarcando prima
in Africa e poi in Sicilia a Licata con l'operazione “Husky”, il 10 Luglio
1943.
Britt, nei giorni successivi lo sbarco,
si distinse effettuando una delle marce a piedi più lunghe della storia
militare moderna, guidando i suoi uomini per 54 miglia (87 chilometri) in sole
33 ore, senza acqua né cibo, attraversando a luglio la Sicilia interna, con
temperature superiori ai quaranta gradi, partendo da Gela e arrivando fino a
Palermo.
Britt, nei combattimenti dei giorni
successivi, prese il comando della Compagnia L quando il suo comandante fu
ferito ed evacuato sulle navi per essere curato.
Dopo la conquista della Sicilia, il 3
settembre 1943 l'Italia firmava a Cassibile la resa incondizionata agli
angloamericani, ma solo l’8 settembre 1943 il nuovo governo Badoglio proclamava
l’armistizio, procurando, tra l’altro, come conseguenza diretta l’occupazione
nazista dell’Italia.
In questo nuovo quadro storico, gli
Stati Uniti non erano più invasori ma liberatori e si apriva il secondo
risorgimento italiano.
Il 9 settembre alle 3:30 circa del
mattino le forze angloamericane sbarcarono sulle coste salernitane dando inizio
all’”Operation Avalanche”, l’operazione valanga, seconda solo allo sbarco in
Normandia per uomini e mezzi impiegati, che durò 9 giorni e con la quale venne
costituita una sicura testa di ponte sulla zona costiera del territorio di
Salerno.
Adesso toccava alla “Rock of the Marne”,
la Roccia della Marna, ossia alla Terza Divisione Americana di Fanteria
liberare dai tedeschi il territorio interno e raggiungere Napoli al più presto.
Partiti dal porto di Palermo, i dogface soldiers giunsero in varie
ondate sulle coste campane e precisamente sulle spiagge del litorale di
Battipaglia (Sa) nei giorni tra il 18 e il 20 settembre 1943, fra loro anche il
capitano Maurice Lee Britt. Sarà il suo terzo ed ultimo sbarco.
Raggiunta la cittadina di Battipaglia,
agli occhi di Britt e degli altri soldati americani, apparve uno spettacolo
drammatico: cumuli di macerie, una popolazione “consumata” dalla fame e dalla
sofferenza e nell’aria l’odore acre della morte e della polvere.
Migliaia di soldati e decine di mezzi si
muovevano in colonna attraversando le vie polverose rese ancora più strette
dalle macerie ammassate ai lati e schiere di bambini che si avvicinavano
chiedendo qualcosa da mangiare.
A Battipaglia alla Terza Divisione si
aggiunse la Compagnia A, 601st Tank Destroyer Battalion e la Compagnia B del
751st Tank Battalion. Mentre il 10th Engineer Battalion già era assegnato alla
Divisione.
Ricevuti gli ordini, il 30° Reggimento
intorno alla mezzanotte del 20 settembre si mosse verso Olevano Sul Tusciano
(Sa), dove ormai non vi erano più tedeschi, ritiratisi già dal mattino, in
direzione di Acerno. Alcuni aerei angloamericani tentavano di colpire le
colonne nemiche in ritirata.
Ad Olevano i reggimenti si divisero seguendo
i sentieri di montagna in direzione di Acerno, due compagnie del 7° reggimento,
tra loro anche la Medal of Honor Floyd K. Lindstrom, grandissimo eroe al quale
dedicheremo sicuramente un articolo.
Raggiunta Montecorvino Rovella, in
località San Martino, costruirono un campo provvisorio e nella notte tra il 21
e 22 settembre si diressero verso il monte Accellica, per tagliare la strada ai
tedeschi in località Croci di Acerno, dove poi si uniranno al 30° reggimento.
Alla mezza notte in punto, La Terza
Divisione di Fanteria si mise in marcia da Battipaglia. Il 30° reggimento in
prima linea con il compito di liberare Acerno dai tedeschi, ma primi fra tutti
i plotoni in esplorazione, quelli che si erano specializzati in Sicilia nella
guerra di montagna. Tra loro Audie L. Murphy, Medal of Honor, 15° reggimento,
Compagnia B, al quale abbiamo già dedicato alcuni articoli.
Giunti in territorio di Montecorvino Rovella
alle 2.45 del mattino, esattamente all’incrocio tra Olevano, Montecorvino e
Acerno, i dogface soldiers si scontrarono con alcuni gruppi di tedeschi del 9° reggimento panzer grenadier, che
avevano il compito di ritardare l’avanzata americana e permettere di
predisporre una migliore difesa di Acerno.
Piccoli scontri e inseguimenti nei
boschi caratterizzarono tutta la giornata del 21 settembre sino al tardo
pomeriggio. Poi la marcia si arrestò a circa due miglia a sud di Acerno, dove i
tedeschi avevano fatto saltare un ponte. Tra le sue rovine avevano piazzato due
mitragliatrici, un’altra postazione era stata sistemata in una trincea sull’altro
fianco della strada alle pendici di una collina per impedire alla Terza di
oltrepassare il ponte dal lato est.
Un plotone di esploratori, scoperto il
blocco nemico, aveva organizzato un punto di osservazione di fronte al ponte,
in posizione più alta e riparata. Quel plotone era comandato da Audie Murphy, il soldato americano più
decorato della seconda guerra mondiale, insignito della Medal of Honor per una
eroica azione ad Holtzwihr in Francia, dove ancora oggi è posto un monumento
che la ricorda.
Alle 21.30 circa, Murphy decise di conquistare da solo le postazioni nemiche e si
lanciò all’attacco, ma dietro di lui lo seguì il suo fratello in armi Lattie Tipton. Fu grazie al loro
eroismo che quell’ostacolo venne superato senza perdite.
In quella stessa sera Maurice Britt con
il 3° Battaglione, compagnia L, superarono il ponte e presero posizione sulla
collina n. 687 a sud di Acerno, dove passarono la notte in attesa della
battaglia del giorno dopo per liberare Acerno.
La compagnia F, 30° Reggimento,
comandata dal Capitano Burleigh T. Packwood, grande amico di Britt anche
dopo la guerra, scese giù nella valle del Tusciano a pochi chilometri a sud del
ponte, raggiunse l’altra postazione tedesca ad est della strada e la
neutralizzò. Poi marciarono sino a notte inoltrata seguendo il corso del fiume,
posizionandosi sul lato est di Acerno, da dove l’indomani avrebbero sferrato
l’attacco.
Poi
venne l’alba. Il reggimento venne allertato: prepararsi alla guerra.
Dalla
collina 687 occorreva scendere a valle e poi risalire verso Acerno.
I tedeschi si erano preparati alla
difesa: carri armati, postazioni di artiglieria, cannoni da 88 mm e
mitragliatrici mg 42 sistemate in foxholes, buche scavate nel terreno, pronte a
falciare i soldati americani che fossero riusciti a raggiungere la pianura.
Ricevuto il via libera, il Capitano
Maurice Britt ordinò ai suoi uomini di avanzare giù per la collina 687 in
direzione del paese. Appena giunti nella valle furono investiti dai colpi dell’artiglieria.
Ma non mollarono.
Erano
le 8.00 del mattino.
L’avanzata era lenta, difficile, ma si
doveva andare avanti, fermarsi significava essere più esposti al tiro preciso
dei mortai tedeschi. Poi finalmente la Compagnia L riuscì a raggiungere il
pianoro.
E
fu l’inferno!
Le mitragliatrici sparavano raffiche di proiettili
impedendo di avanzare. I colpi di artiglieria cadevano ovunque, il sibilo delle
schegge e il boato delle esplosioni rendevano le posizioni molto insicure.
Occorreva
assolutamente identificare la posizione esatta delle mitragliatrici e
neutralizzarle.
Erano le 10.30 circa del mattino. Il
sole era alto e il caldo era già soffocante. I soldati non potevano vedere il
cielo azzurro sopra di loro perché i fumi delle esplosioni lo impedivano
rendendo l’aria quasi irrespirabile.
Sul versante est la compagnia comandata
dal capitano Packwood, tentava di entrare nella cittadina con un’azione a
tenaglia.
A
quel punto per la Compagnia L, si stava mettendo davvero male, immobilizzati
dai colpi incessanti del nemico.
Il Capitano Britt si trovava alla testa
della Compagnia, i colpi nemici giungevano proprio davanti a lui e da quella
posizione non si capiva da dove sparasse la mitragliatrice tedesca.
Allora Britt decise di andare avanti da
solo, si alzò da terra e scattò correndo con tutte le sue forze in avanti
finché non riuscì ad individuare la postazione nemica, che si trovava in un
boschetto di castagni.
A quel punto prese una granata da fucile
e strisciò in campo aperto per oltre 50 metri! Un’infinità in quella
situazione. Riuscì ad avvicinarsi abbastanza e, poi, con l’unica granata a sua
disposizione colpì la postazione nemica neutralizzandola.
Per
questa azione si guadagnò la Silver Star, la medaglia d’argento.
In quell’occasione, per essere stato
ferito da una scheggia al braccio, si guadagnò anche la sua la prima delle sue
quattro “Purple Hearts” (una decorazione delle forze armate statunitensi
assegnata in nome del Presidente a coloro che sono stati feriti o uccisi mentre
servivano nelle forze armate.
La sua azione permise alla Compagnia L e
alle altre di poter avanzare, poi di riorganizzarsi e continuare la battaglia
verso la chiesa di San Donato, dove sul lato destro i tedeschi sparavano con un
cannone da 88 mm. Nei pressi di un uliveto ci fu la battaglia più aspra,
americani e tedeschi finirono le munizioni e si trovarono a combattere a colpi
di baionetta e pugni.
Alle 17.30 del pomeriggio Acerno era
liberata.
Il 23 settembre 1943 il 30° reggimento
proseguì la sua marcia incontrandosi con il settimo il località Croci di
Acerno, e da lì scesero verso Montella.
Ma
questa è un’altra storia…….
La seconda parte dell’articolo sarà pubblicata sul nostro
blog: esplorandolacampania.blogspot.com
Descrizione: Esplorando La Campania.
Fonte Dati e fotografie gentilmente concesse da:
www.terzadivisionedifanteriaitalia.com,
Ass. Terza Divisione
di Fanteria US Army, Italia - Sezione 16, dedicata a Floyd K. Lindstrom, Medal of Honor.
Fonte dati
ricerche:
Encyclopedia
of Arkansas;
Combat
course of the 7th infantry division from fedala to Berchtesgaden;
The History
of the Third Infantry Division;
Salerno to
Cassino;
“THE STREET WAS ONE PLACE WE COULD NOT GO”: THE AMERICAN ARMY AND URBAN
COMBAT IN WORLD WAR II EUROPE;
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