05 maggio 2021

Tenente BANDINI Roberto - 186° rgt. fanteria, Divisione « Folgore »

 

Medaglia d'oro al valor militare


motivazione:

Comandante di un centro di fuoco sulla linea di resistenza, attaccato da preponderanti forze motorizzate sostenute dall’intenso efficace tiro di artiglieria, reagiva con perizia e valore riuscendo ad arrestare l’impeto nemico e a ristabilire la situazione con audace contrassalto. Ferito, continuava a mantenere il comando del centro sottoposto alla pressione nemica. Attaccato nuovamente, resisteva imperterrito a malgrado delle gravi perdite subite e quindi contrassaltava con violenza. 

Gravemente ferito una seconda volta, persisteva nell’impari lotta alimentando lo spirito combattivo dei suoi valorosi paracadutisti col suo eroico esempio. Colpito per la terza volta protraeva l’azione, culminante in epica mischia all’arma bianca, finché cadeva sull’estremo lembo della posizione da lui contesa all’avversario per tre giorni con ammirabile tenacia. Purissimo esempio di leggendario eroismo, chiudeva la sua giovane esistenza al grido di « Avanti la Folgore. Viva l’italia ». — Quota 125 di Qaret el Him meimat (Egitto), 23-25 ottobre 1942.

08 aprile 2021

JOHN BASILONE – Medal of Honor – “Un esercito in un solo uomo”

 



John Basilone è senza dubbio il soldato italo-americano più famoso della seconda guerra mondiale.

Le sue imprese hanno ispirato alcuni episodi della miniserie americana della HBO, intitolata “The Pacific”. Il Sergente Basilone ha prestato servizio nell'esercito degli Stati Uniti tre anni prima del suo servizio nel Corpo dei Marines nella seconda guerra mondiale nel teatro dell'Oceano Pacifico.

Durante la battaglia di Henderson Field a Guadalcanal, il sergente Basilone ha tenuto testa a 3000 soldati giapponesi e le sue imprese sembrano impossibili da credere, ma è successo davvero!

Basilone comandava due postazioni di mitragliatrici pesanti calibro 30 del Primo Battaglione, Settimo Marines, che avevano il compito di mantenere uno stretto passaggio sul fiume Tenaru. 

I suoi uomini vennero attaccati a ondate da 3000 soldati giapponesi e la sua unità subì numerose perdite.

Si trovarono in una situazione davvero disperata, in numero assolutamente inferiore di uomini e con munizioni scarse destinate a terminare da lì a poco.

A quel punto, invece di disperarsi e di lasciarsi andare a morte certa, nel sergente Basilone scattò tutto il suo coraggio e la sua tenacia. Basilone non si arrese, i suoi uomini non si arresero, e l’uomo divenne un eroe!

Da solo e dando l’esempio a tutti i suoi uomini, spostava una mitragliatrice in più posizioni mantenendo un  fuoco continuo contro le schiaccianti forze giapponesi . Nel frattempo, ha riparato una mitragliatrice rotta e andava a rifornire di munizioni le altre, ​​trasportava “circa 90 libbre di armi e munizioni, corse una distanza di 200 yards attraverso il fuoco nemico mentre combatteva i soldati giapponesi lungo il percorso con la sua pistola Colt .45. 

Ha continuato a correre avanti e indietro tra le trincee, fornendo munizioni a coloro che ne avevano disperatamente bisogno e rimuovendo gli inceppamenti delle armi per i suoi compagni Marines.

" Ha anche finito per bruciarsi le mani e le braccia mentre respingeva "un'intera ondata di soldati giapponesi".

Quando arrivarono i rinforzi, solo Basilone e altri due Marines erano vivi e le forze giapponesi di fronte alla loro postazione erano state praticamente tutte annientate. 

Per queste azioni, Basilone ha ricevuto la Medal of Honor. È stato il primo soldato italo americano a riceverla ed il primo soldato americano a ricevere questo più alto riconoscimento.

Il Marines Nash W. Phillips, fratello d’armi di Basilone, ha ricordato:

“Basilone spostò una mitragliatrice per tre giorni e tre notti senza dormire, riposarsi o mangiare. Era in una buona posizione e causava molti problemi ai giapponesi, non solo sparando con la sua mitragliatrice, ma anche usando la sua pistola ".

 

Dopo Guadalcanal, Basilone fece più volte richiesta di tornare in prima linea, finchè la sua richiesta di tornare a combattere fu approvata e venne assegnato al 1º Battaglione, 27º Reggimento Marine, 5ª Divisione Marine durante l'invasione di Iwo Jima, una delle battaglie più cruenti che la storia della seconda guerra mondiale ricordi.

Il 19 febbraio 1945, i giapponesi si erano appostati in postazioni fortificate in tutta l’isola ed erano determinati sino alla morte a non far sbarcare gli americani. Basilone era in servizio come capo sezione mitragliatrici sulla Red Beach II.

Al momento dello sbarco, l’unità di Basilone venne bloccata dall’intenso fuoco del nemico. Era un vero e proprio inferno.

Allora Basilone, sotto il fuoco delle mitragliatrici, riuscì ad aggirare il fianco delle postazioni giapponesi finché non fu sopra il fortino e lo distrusse con le granate. “Poi si fece strada fino al campo di aviazione nº 1 per liberare un carro armato americano che era intrappolato in un campo minato sotto fuoco intenso di mortai giapponesi e sotto pesante artiglieria, guidando poi il mezzo sul terreno, a rischio della propria vita, nonostante il pesante fuoco a cui era sottoposto”.

Mentre si muoveva sul bordo del campo di aviazione morì a causa dell'esplosione di una granata da mortaio giapponese.

Ma le sue azioni eroiche permisero ai Marines di sfondare le difese giapponesi e di scendere alla spiaggia di atterraggio durante le fasi iniziali dell'invasione.

Basilone aveva protetto i suoi compagni marines da un attacco nemico. È stato insignito postumo della Purple Heart e della Navy Cross.

Basilone è stato l'unico marine arruolato "ad aver ricevuto sia la Medal of Honor e la Navy Cross per il suo straordinario eroismo in entrambe le battaglie".

Il sergente John Basilone durante un ritorno in Patria aveva sposato Il sergente Lena Mae Basilone, USMC (WR), che non si sposerà mai più. Dopo la morte del marito, Lena Mae Basilone inaugurò Il cacciatorpediniere (DD-824, poi DDE-824 e DD-824), 1949-1982, che venne nominato in onore del Sergente Basilone.


Fonte dati:

fotografia, pubblicata su Medal of Honor, 1861-1945, The Navy, pagina 153;

Fotografia ufficiale della US Navy, dalla collezione All Hands del Naval History and Heritage Command.


25 marzo 2021

SERGEANT SYLVESTER ANTOLAK - MEDAL OF HONOR

 


Terza Divisione di Fanteria Americana

Compagnia B - 15° Reggimento – Terza Divisione di Fanteria Americana

Nella Giornata dedicata alle Medal of Honor negli Stati Uniti d’America, la nostra associazione, associata con l’Ass.ne Terza Divisione Americana di Fanteria – U.S. Army – Italia, ha deciso di ricordare ed onorare il Sergente SYLVESTER ANTOLAK, esempio


per tutti di alto senso del dovere, coraggio e spirito di sacrificio. Morto sulla nostra Italia per il proprio Paese e per donarci la libertà!

Di seguito la motivazione della Sua Medaglio d’Onore – Medal of Honor.

 Il 24 maggio 1944, vicino a Cisterna di Littoria (oggi di Latina), ha percorso 200 yards su un terreno pianeggiante e senza copertura per distruggere un nido di mitragliatrici nemiche durante il secondo giorno dell'offensiva che ha sfondato il cordone d'acciaio tedesco attorno alla testa di ponte di Anzio. Percorse 30 yards prima della sua squadra, si imbatté nel fuoco di una mitragliatrice e di fucili nemici.

Per tre volte è stato colpito da proiettili ed è caduto a terra, ma ogni volta ha lottato per alzarsi in piedi per continuare la sua inarrestabile avanzata.

Con una spalla profondamente ferita e il braccio destro in frantumi, continuò a precipitarsi direttamente nella concentrazione del fuoco nemico con il suo mitra sotto il braccio sano, fino a quando non si trovava a meno di 15 metri dal punto del nemico, dove aprì il fuoco a distanza ravvicinata, uccidendo due Tedeschi e costringendo i restanti 10 ad arrendersi.

Riorganizzò i suoi uomini e, rifiutandosi di cercare le cure mediche così necessarie, scelse di aprire la strada verso un’altra postazione nemica a 100 metri di distanza.

Ignorando completamente la grandine di proiettili concentrata su di lui, si era precipitato davanti a quasi tre quarti dello spazio tra i punti di fuoco nemico, quando venne ucciso.

Ispirato dal suo esempio, la sua squadra ha continuato a sopraffare le truppe nemiche. Con il suo supremo sacrificio, il superbo coraggio combattivo e l'eroica devozione all'attacco, il sergente Antolak si rese direttamente responsabile dell'eliminazione di 20 tedeschi, della cattura di una mitragliatrice nemica e dello sgombero della strada per l'avanzata della sua compagnia.

Fonte Dati: U.S. Army

#SYLVESTERANTOLAK

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17 marzo 2021

Nella semplicità si nascondono le cose più belle!









foto: Esplorando la Campania
Descrizione: Esplorando la Campania

UNO DEI DOCUMENTI PIU’ ANTICHI DELLA LINGUA GRECA SI TROVA IN CAMPANIA

 

Conoscete dove si trova?


La coppa di Nestore è un reperto archeologico rinvenuto nella necropoli di San Montano a Lacco Ameno, sull'isola d'Ischia, dall'archeologo tedesco Giorgio Buchner.
L'iscrizione che si trova sul vaso, databile intorno all'ultimo venticinquennio dell'VIII secolo a.C., costituisce uno dei più antichi esempi di scrittura alfabetica.
Questa iscrizione, oltre a testimoniare la fitta rete di relazioni commerciali che i coloni di Pithekoussai svilupparono con il Vicino Oriente e Cartagine, la Grecia e la Spagna, l'Etruria meridionale, sino alla Puglia, la Calabria ionica e la Sardegna (tanto che Buchner, contrariamente a quanto si era fino a quel momento ritenuto, poté identificare Ischia come la prima colonia greca dell'Italia meridionale), costituisce uno degli esempi più antichi di scrittura greca a noi giunto e rappresenta soprattutto il primo frammento noto di poesia conservato nella sua stesura originale, contemporanea a quella del celebre poema epico attribuito ad Omero.
FOTO E DESCRIZIONE: WIKIPEDIA

IL CASTELLO DI ROCCADASPIDE VOLUTO DA FEDERICO II




La sua edificazione venne presumibilmente iniziata nel 1245, sulla base di una rocca già esistente. Si ritiene che fu l'imperatore Federico II di Svevia a voler fortificare la struttura originaria, in seguito agli eventi relativi alla congiura di Capaccio, allo scopo di porre in quella zona un baluardo per meglio controllare la Valle del Calore Lucano. La documentazione storica rinvenuta, infatti, dimostra come almeno dal X secolo a Roccadaspide fosse presente una rocca ovvero una torre, mentre a partire dal 1270, e quindi subito dopo gli eventi del 1245, i documenti riferiscono dell'esistenza di un vero e proprio castello. D'altronde è certo che Federico II, nello stesso periodo in cui si fa risalire l'edificazione del castello di Roccadaspide, fece erigere numerose fortificazioni a guardia della Valle del Calore per le lotte allora esistenti tra l'Impero e il Papato. Dopo la sua costruzione, il castello ha ospitato le varie famiglie nobiliari alle quali veniva concessa la signoria dell'Universitas di Roccadaspide; attualmente il castello è di proprietà di privati. Il maniero, che nei secoli ha subito varie aggiunte e trasformazioni, si presenta in ottimo stato di conservazione, ha un perimetro di 400 metri ed è costituito da 33 stanze e 7 torri di cui 2 quadrangolari e 5 cilindriche. All'interno delle mura del castello sono inoltre presenti degli ambienti un tempo adibiti a prigioni e camera dei supplizi nonché i giardini della Corte. È certo inoltre che in epoca feudale, intorno al castello, vennero erette varie strutture caratteristiche del periodo medioevale quali una cinta muraria, torrette di avvistamento, un ponte levatoio in legno, una cisterna, due porte artistiche dalle quali si accedeva al centro urbano, il macello della Corte, depositi, capannoni, recinti per animali, la vigna della Corte e tante altre di cui rimango soltanto poche tracce.
FONTE: DESCRIZIONE E FOTO: Explorecilento.com

Tenente BANDINI Roberto - 186° rgt. fanteria, Divisione « Folgore »

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